Un tatuaggio, emblema di come vogliamo vivere
Pomeriggio infuocato, annoiato, afoso dentro e fuori.
Sigaretta e chiacchiere da balcone.
L’atmosfera ferma che regna fuori si scontra con il tumulto che agita i nostri animi.
Cercando di capire il motivo di questa insoddisfazione perenne mi è venuta in mente una similitudine che potrebbe rendere l’idea.
Siamo la generazione degli eterni insoddisfatti.
Subiamo il contrasto tra gli obiettivi che ci prefissiamo e le tempistiche per la loro realizzazione, lunghe ed estenuanti.
Guardando le foto sui social, scorrendo profili di gente conosciuta e non, penso che non sono sola.
Gente che viaggia, che non si perde un evento, che si fa tattoo un giorno si e uno no.. è proprio questo che mi viene in mente, da qui il titolo di questo articolo: farsi un tatuaggio è come vorremmo vivere la vita.
Desiderare una cosa, farla, soffrire nel farla e vederla realizzata davanti i nostri occhi.
Tutto molto semplice.
Peccato che funzioni solo per questo.
Non funziona con la vita, o meglio potrebbe pure funzionare ma chissà quando.
Nel mentre avrai cambiato altri mille sogni e non per una questione di incostanza, bensì di sopravvivenza.
Se le circostanze non ci forniscono gli strumenti per realizzare gli obiettivi che ci diamo per essere felici, ne cercheremo sempre di nuovi, sperando che almeno uno di questi prima o poi si realizzi.
Anche la sofferenza fa parte del processo.
Così come provoca dolore un ago sulla pelle nella realizzazione di un nuovo soggetto, così soffriamo nell’inseguire i nostri progetti di vita.
Perché se le cose sono facili non ci piacciono, in tutti i campi, dall’amore al raggiungimento del successo.
Quando tutto è finito rimane quella sensazione di dolore mista a felicità: ce l’ho fatta, ho patito, non è stata facile ma ora il risultato è proprio qui davanti ai miei occhi!
XX BabyI