sogni da grande
Vi chiedete mai cosa farete da qui a dieci anni? Io tutti i giorni.
Divido la mia vita in fasi. E vivo ogni fase come se fosse un giorno, aspettando di sapere cosa fare il giorno dopo. Vi immaginate di dover fare la stessa cosa per i prossimi venti anni?! 😱
Quando lo faccio io, sudo freddo e corro a farmi una camomilla.
Tutto dipende dal fare qualcosa che ci rende totalmente appagati e felici, cosa alquanto rara credo.
Al riguardo, divido le persone in quattro categorie:
– I fortunati
Coloro che stanno facendo esattamente quello che vogliono e non cambierebbero una virgola della loro vita, beati loro.
– Quelli con i paraocchi
Credono di essere felici e, schiavi del lavoro e di quello che la vita offre loro, continuano nella loro vita di merxx.
– I sognatori
Magari non fanno nemmeno una brutta vita ma ne sognano un’altra, non facendo però nulla per cambiarla. Si limitano a sognare.
– Gli obiettivisti (la mia categoria preferita, forse perché credo di appartenerci)
Quelli con le aspettative, quelli con i sogni intelligenti. Sognano si, ma fanno anche qualcosa di concreto per realizzarli.
Obiettivo raggiunto o meno, comunque ci credono e cercano il cambiamento positivo nella loro vita.
A meno che tu non sia tra i fortunati, cerca almeno di essere un obiettivista.
Il primo a giovarne saresti proprio tu e di riflesso chi ti circonda. Il solito discorso del raggiungimento della felicitá. Il rimedio a tutti i mali.
Quando ho deciso di fare un viaggio di sei mesi in America non ci credeva nessuno.
Ricordo molto bene come andò e come ho iniziato a dare forma alla mia idea.
Ero in Sardegna, in spiaggia con il mio ex e leggevo un libro di viaggi.
Autore un certo Giorgio Bettinelli.
Ad un certo punto mi alzo dal lettino e in preda ad un raptus di esagerata energia esclamo: “Ste, facciamolo pure noi!” Avevo finito il libro ed ero rimasta piacevolmente sconvolta ed emozionata dalla storia (vera) di questo tipo, sicuramente fuori dagli schemi, che aveva fatto della sua vita un viaggio e che in quel libro parlava del suo primo: un anno per arrivare a Saigon (Vietnam) da Roma, in Vespa!! Era riuscito nel suo obiettivo e aveva scoperto culture, luoghi, persone che l’avrebbero per sempre cambiato, in meglio ovviamente.
L’ultima frase del libro rimarrá sempre tra le mie preferite in assoluto.
Dopo tutto quel tempo passato a viaggiare, con l’unico scopo di arrivare a Saigon, come a farci credere fosse la cittá finale dove stabilirsi per sempre, l’autore recita: “ma possibile che ero appena arrivato a Saigon e avevo già voglia di ripartire?!”.
L’obiettivo non era la meta ma il percorso intrapreso nell’arrivarci.
Abbiamo bisogno di un obiettivo per poter affrontare un viaggio, consci, ma solo alla fine, che il contenuto, la felicitá, deriva da tutto quello che abbiamo fatto per raggiungerlo.
E cosí, ho cominciato a sognare del mio, di viaggio.
“In vespa? Anche no, troppo scomodo. E la destinazione..Usa, Asia? Una troppo cara, l’altra non troppo in linea con il mio profilo. L’africa? Troppo pericolosa…” e cosí, scartando quello e valutando quell’altro, abbiamo deciso (nel frattempo coinvolgendo Stefano) per l’America del centro e del sud.
Torno a casa dei miei dopo qualche ora e li avviso immediatamente del mio progetto che avevo giá previsto per dicembre, da lí a pochi mesi quindi, complice il viaggio di natale giá organizzato con tanto di biglietto per Cancun acquistato.
Iniziare dal Messico e scendere fino in Argentina, destinazione finale Brasile.
Quasi 20.000 km percorsi in autobus, aerei (pochissimi in realtá) e qualunque mezzo a nostra disposizione.
I primi a ridermi in faccia sono stati i miei, e come dargli torto d’altronde..
Alla fine, per quanto la gente non ci prendesse sul serio, tra chi sorrideva sarcastico e chi invece ci ascoltava con sconcertato stupore, quel 24 dicembre 2009 siamo partiti veramente e abbiamo intrapreso il nostro viaggio.
E proprio come afferma Bettinelli nel suo libro, non é la meta che ricordo, ma il percorso, le persone che ho conosciuto, i luoghi attraversati, le case, i racconti dei viaggiatori che incontravamo nel cammino, le esperienze fatte.
La persona che sono é fatta anche di quel viaggio meraviglioso.
Nessuno ci ha preso sul serio all’inizio, per me rappresentava un sogno, per Stefano pure, ma, da obiettivista quale sono, dal giorno stesso in cui l’ho deciso, ho cominciato a lottare affinché quel sogno diventasse realtá. E cosí é stato.
Nel frattempo sto mandando avanti altri sogni, incrociamo le dita!
C’é una frase che racchiude quello che penso ed é il consiglio che voglio darvi.
Di fianco a qualcuno che con un dito ci indica le stelle molti si limitano a guardare il dito..
Non guardare il dito, guarda le stelle!
É la vita che ci mostra dove possiamo arrivare, bisogna solo crederci.
XX BabyI